Lo spot radiofonico: scrittura e interpretazione (parte 1)
Chi vuole intraprendere la carriera dello speaker pubblicitario o chi già lavora in questo settore avrà sicuramente notato come alcuni testi, specialmente se di spot locali risultino assolutamente sgrammaticati, privi di punteggiatura, farciti di elenchi e nomi dalla difficile comprensione e alcune volte estremamente lunghi.
Cominciamo allora col chiarire una cosa: uno spot radiofonico professionale e ben realizzato, non deve durare piu’ di 30 secondi. Le ragioni di una tempistica che a volte può risultare ristretta derivano dal fatto che l’ascoltatore sente la radio distrattamente, mentre magari sta lavorando al computer o sta facendo le pulizie di casa, cio’ vuol dire che difficilmente riuscirà ad essere concentrato su quello che lo spot deve comunicare per un tempo maggiore. Se a questo poi aggiungiamo che spesso quando qualcuno sente la pubblicità cambia canale, capiamo che, se gli facciamo sentire una pubblicità noiosa e estremamente lunga, non faremo che peggiorare la situazione.
Un’altra cosa assolutamente da evitare sono gli elenchi: è assolutamente inutile riportare all’interno di uno spot lunghi elenchi che contengono marche, modelli di pneomatici o nomi astrusi di formule magiche per il dimagrimento. Se lo spot è di un negozio di calzature, non è per forza necessario riportare tutta la gamma di marche vendute, ne tantomeno citare per forza i nomi dei commercianti, a meno che al negozio non sia stato dato il nome di chi lo gestisce.
Un altro elemento assolutamente necessario è la punteggiatura: quando scriviamo uno spot, proviamo a immedesimarci un attimo in chi lo dovrà interpretare, e soprattutto in chi dovrà comprenderlo. Diamo la possibilità allo speaker di fare delle pause, di capire a cosa dare risalto, e all’ascoltatore di metabolizzare le informazioni. Al contrario, il nostro spot sarà, anzichè un beneficio per l’azienda o il negozio, un qualcosa di estremamente controproducente.
Tornando un attimo dalla parte di chi interpreta la pubblicità, è bene soffermarsi su cosa sono le appoggiature. Il modo di appoggiare la voce ci permette di dare o meno risalto ad uno o piu’ elementi del nostro spot, o di far comprendere meglio la situazione che fa da sfondo allo stesso.
Se provate ad ascoltare una pubblicità potrete notare che gli speaker, nell’interpretare il testo fanno diverse curve vocali, utilizzano intonazioni che vanno a salire o a scendere, a seconda dei contesti. Uno spot giovanile ad esempio avrà quasi sicuramente un’interpretazione che andrà ad usare i registri piu’ alti della voce, mentre per una gioielleria, una profumeria o un centro benessere utilizzeremo toni molto piu’ soft, che trasmettano tranquillità, serenità.
Come già detto, poi, le appoggiature della voce possono essere utilizzate anche per creare un’ambientazione: se riflettiamo sul modo in cui parliamo con i nostri amici al bar rispetto al modo di usare la voce al lavoro capiamo che si tratta di 2 modi completamente diversi di parlare.
Provate a dire buongiorno a vostra moglie che vi sveglia con il rumore dell’aspira polvere a prima mattina, poi chiudete gli occhi, immaginate la vostra star preferita accanto a voi e pronunciate di nuovo quel fatidico “buon giorno”. Vi accorgerete che, se la vostra immaginazione avrà funzionato, avrete detto la stessa parola, ma in modi completamente diversi!
A scuola ci insegnano a scrivere, ma non sempre qualcuno ci indica come dare un senso a ogni singola parola. Torneremo presto sull’uso della voce negli spot, intanto provate a sperimentare e a registrarvi, sarà sicuramente divertente riascoltare la vostra voce e abituarvi alla stessa simulando le situazioni piu’ disparate.
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