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Gli Stage in Radio: sono formativi?

E’ sempre più una questione all’ordine del giorno quella riguardante la situazione lavorativa che il nostro Paese sta vivendo negli ultimi anni e che inevitabilmente influenza le nuove generazioni, desiderose di voler ottenere risultati positivi in termini di occupazione, soprattutto dopo anni di studio e sacrifici spesi dinanzi ai libri o conseguendo specializzazioni in determinati settori.

In molti pensano che spiragli non ve ne siano per poter avere magari una stabilità anche economica, progettando così serenamente il proprio futuro. Considerando la situazione attuale, sono due le “fazioni” che mi verrebbe da prendere in considerazione: da un lato i titolari di aziende che lamentano l’indisponibilità economica, frutto della tanto discussa crisi contemporanea ( sinceramente, non so se questo a volte sia un alibi o meno), dall’altro i tanti ragazzi che continuano a vivere di sogni, speranze ma soprattutto di “gavetta”….infinita!

Svariate sono le esperienze che di solito contraddistinguono i curriculum di molti giovani i quali, seppur in maniera totalmente gratuita, decidono di impegnarsi seriamente in quel lavoro tanto ambito ma purtroppo, in alcuni casi, difficilmente pianificabile per il futuro.

Tra le tante occasioni ed esperienze utili per cominciare ad entrare in contatto con il mondo del lavoro, vi è lo “stage”, un periodo in cui magari è possibile capire il reale funzionamento di qualcosa che fino a poco prima era semplicemente teoria,ma che grazie alla presenza di professionisti con i quali collaborare a stretto contatto, diventa ora concretezza e pratica costante.

A tal proposito, vi sono alcune emittenti radiofoniche che, mediante una particolare convenzione stipulata con gli atenei, offrono la possibilità a giovani universitari di intraprendere uno “stage” all’interno delle proprie strutture, forse retribuito e  di durata variabile, dove il rapporto di collaborazione può essere disparato, sulla base della radio stessa in cui ci si trova. Solitamente lo stagista in un’ emittente radiofonica si occupa della redazione di un format o della gestione dei canali Facebook, i quali vengono aggiornati costantemente, parallelamente alla “messa in onda” dei programmi previsti dal palinsesto.

Un ruolo, questo, da supporto ed indispensabile attualmente per una radio, sia da un punto di vista promozionale oltre che per la massiccia interazione degli ascoltatori che ultimamente avviene anche e soprattutto tramite il web. In ogni caso, una figura del genere contribuisce a rendere organizzata l’azienda in modo da avere  tutto sotto controllo, non solo dinanzi ad un microfono, ma anche “dietro le quinte”.

Ma guai a confondere i ruoli. Credo sia doveroso sottolineare che, in una radio, lo stagista non è necessariamente o diventa “di punto in bianco” uno speaker a tutti gli effetti, dotato,quindi, delle capacità o caratteristiche tipiche del mestiere, appartenenti ad un professionista che da anni svolge l’attività di conduttore radiofonico. Sicuramente vi potrebbero essere casi in cui a frequentare lo stage sia un ragazzo/a proveniente da esperienze di conduzione maturate in altre radio e quindi potrebbe essere avvantaggiato in vista di un possibile reclutamento nello staff; ma è ovvio, come abbiamo spesso riportato nei nostri articoli, che il lavoro dello speaker richiede molta preparazione e non credo sia corretto, soprattutto nei confronti di chi gode di anni di formazione e sacrifici, vedere stagisti/ “speaker”, estranei all’universo radiofonico ma“on air” al fianco di validi conduttori, il tutto in realtà radiofoniche di una certa importanza.

Raggiungere determinate posizioni significa essere anche coscienti del proprio potenziale e del percorso che si è intrapreso e quindi bisognerebbe valutarlo prima di fare mosse azzardate, ma se questo percorso non ha avuto proprio inizio meglio partire dal “gradino più basso”, raggiungendo così la vetta in maniera abbastanza preparata senza il pericolo di “bruciarsi” o fare una pessima figura nei confronti di ascoltatori sempre attenti verso la ricezione di voci nuove.

In ogni caso, è indubbiamente formativo ed interessante frequentare un periodo come stagista in un’azienda radiofonica, anche semplicemente per capire realmente il lavoro, massiccio, che c’è dietro alla preparazione di  un programma, come viene stilata la programmazione musicale, fino ad arrivare alla gestione della strettissima tempistica alla quale sono legati gli speaker in onda. Ma non solo.

Potrebbe rivelarsi anche un’occasione interessante ai fini di una presa di coscienza delle proprie aspirazioni, magari restando affascinati dall’universo radiofonico con la volontà di farlo proprio, adoperandosi in maniera seria e costante, senza il rischio di “cadere” in facili e palesi improvvisazioni dinanzi ad un mixer o al microfono di un’indiscussa emittente.

Articolo a cura di Maurizio Schettino

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