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Quanto tempo serve per diventare Speaker Radiofonico?

La vita di tutti i giorni impone delle scelte che spesso devono necessariamente basarsi sulle proprie aspirazioni e predisposizioni; quest’ultime, nella maggior parte dei casi, se da un lato derivano dal proprio percorso di studi, dall’altro tengono conto anche del carattere di ciascuno.

Sin da giovanissimi, tutto ciò che investe la nostra quotidianità ci offre spunti per capire realmente cosa vogliamo fare.

In modo particolare, la professione radiofonica, vive di tale caratteristica che investe i tanti appassionati del mezzo, pronti a coltivare tale passione con l’augurio di renderla a tutti gli effetti presente nella propria vita.

Ma, secondo noi, anche questa professione, perché, a dispetto di qualcuno, fare radio significa lavorare, deve godere, così come per gli altri impieghi, di una preparazione attenta che possa anche legarsi all’evolversi del media.

Non a caso, nei nostri articoli abbiamo sempre posto l’attenzione sulle tecniche o gli espedienti fondamentali alla base di una corretta conduzione, in riferimento anche a ciò che oggi è richiesto dalle varie emittenti.

Trasmettere, quindi, vuol dire sapere ciò che si dice e come lo si dice, aspetti non scontati, ma necessari per colpire nel segno dell’ascoltatore.

Allo stesso modo, avere una visione generale dell’attualità giornaliera, unita alla cultura musicale, pure risultano essere elementi utili ai fini di una perfetta argomentazione di un “talk”, facendo propria la news ed esprimendola in una maniera particolarmente personale.

Insomma, non basta avere una bella voce o lavorare su di essa per colpire il pubblico, ma anche programmare in maniera attenta la Diretta ed arrivarci con anni di preparazione (nel caso in cui doveste trasmettere in emittenti nazionali o grandi locali). Non si diventa speaker tra ieri e domani. Costanza, impegno e pazienza premiano qualsiasi lavoro, specialmente quello del conduttore radiofonico.

Una serie di cose per dimostrare che il lavoro di speaker non deve essere approssimativo, ma anzi deve rispecchiare in toto quelli che sono i canoni di una figura professionale che, come in tutte le aziende, deve seguire una determinata linea operativa, solitamente detta editoriale.

Sicuramente “on air” deve trasparire il divertimento con il quale si trasmette, legato alla passione per la radio, ma nello stesso tempo non deve mancare l’atteggiamento ordinato e professionale di chi conosce gli “attrezzi del mestiere” ed è in grado di utilizzarli nella maniera migliore, spinto dalla voglia continua di imparare con un sufficiente senso di umiltà.

Forse solo in questo modo ci si può rendere conto se la radio è il lavoro che fa per se stessi, auspicando ad una crescita continua con risultati altrettanto soddisfacenti.

Articolo di Maurizio Schettino

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