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Conduzione Radiofonica in coppia: Pregi e Difetti

Ascoltando la radio, specialmente negli ultimi tempi, mi sono accorto di come ormai abbia fortemente preso piede la conduzione radiofonica a due voci, ovvero con due speaker in studio ad intrattenere coloro che sono all’ascolto. Solo negli ultimi anni si è potuto assistere ad un completo “sdoganamento” di questo tipo di conduzione e devo dire che, almeno dal mio punto di vista, la fortuna di molti programmi radiofonici deriva proprio da ciò.

Certo, condurre un programma attraverso la voce di due persone non è affatto facile come potrebbe sembrare a chi ama o preferisce fare radio da solo (cosa anch’essa tutt’altro che semplice). Soprattutto agli esordi, le difficoltà con cui ci si trova ad avere a che fare sono molteplici. Una su tutte è la capacità di non parlare contemporaneamente, imparando reciprocamente a rispettare gli spazi e i tempi del “partner radiofonico”.

Diciamo che una volta riusciti a risolvere questa prima grande prova, dopo aver instaurato un “feeling” tra due voci (cosa non semplice e frutto di tante tante ore di pratica), chi conduce può incominciare a divertirsi sul serio. Altro presupposto non necessario ma a mio avviso importante è il fatto che la coppia di speaker si conosca. Questo perché contribuirebbe ad accrescere l’affiatamento tra i due, anche se ciò non vuol dire che i soggetti in questione debbano essere grandi amici, perché a volte, il fatto di avere vite separate, fatte di interessi, attitudini e passioni differenti, può essere un valore aggiunto alla buona riuscita di una trasmissione.

Uno dei maggiori pregi di questo tipo di conduzione è dato dal fatto che si possa creare un ritmo molto coinvolgente per le persone che si trovano all’ascolto, dato da un continuo cambio di prospettive, voci, idee e punti di vista dei due speaker che parlano al microfono. L’ascoltatore si sente immediatamente parte integrante della compagnia ed è più facile che partecipi al programma con messaggi o telefonate. Le coppie radiofoniche possono essere di diversi tipi ed ognuna può caratterizzarsi in maniera differente dalle altre a seconda di come è strutturata.

Una prima differenza può essere legata al fatto che alla conduzione ci possano essere due uomini, due donne (anche a seconda del tipo di format e degli argomenti trattati) oppure una voce maschile ed una femminile, “arma” molto spesso vincente grazie al contrasto (ironico o reale) tra punti di vista solitamente abbastanza contrapposti. Oppure ci possono essere voci solo maschili o femminili alla conduzione, che però si possono contraddistinguere dal punto di vista caratteriale o degli interessi che ciascuna di loro possiede.

Ma la conduzione a due voci non deve per forza essere incentrata o basata su contrasti o contrapposizioni, la fortuna di molti programmi radiofonici deriva anche dal fatto che i due speaker siano pressoché simili nel modo di vedere il mondo (per esempio). Insomma, come ho detto prima, una volta trovata l’intesa imparando a non sovrapporre le due voci, gran parte delle difficoltà possono considerarsi superate. A quel punto, di solito, c’è un’ultima questione da risolvere: capire chi dei due debba realmente condurre il programma e chi invece dovrà affiancarlo (quest’ultimo ruolo, spesso disprezzato, in realtà è fondamentale).Insomma, per trovare delle metafore, capire chi dei due debba stare al timone della nave o alla guida.

Ora però, diventa importante capire se anche voi amate programmi radiofonici condotti a due voci! Oppure, per i lettori che hanno la fortuna di essere speaker radiofonici, sarebbe interessante sapere che tipo di conduzione preferiscono personalmente: ad una, due o più voci?

Articolo a cura di Mattia Savioni

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