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Curiosità radiofoniche : “Come si dice”?

Forse sono aspetti del linguaggio quotidiano che dovrebbero già far parte del proprio bagaglio culturale, acquisito ai tempi della scuola, anzi gli stessi docenti dovrebbero in qualche modo “preoccuparsi” di inculcare ai giovani quelli che sono gli elementi basilari legati ad una corretta pronuncia delle parole, insomma, parliamo tecnicamente della fonetica che alcuni studenti, nascosti tra i nostri lettori, avranno probabilmente studiato in età matura, oggetto di qualche esame universitario.

Ma oggi, indipendentemente dall’età, quando si legge è importante, secondo noi, avere la giusta impostazione con un tono corretto che possa rendere chiaro il senso di ciò che viene esposto.

E la domanda che spesso ricorre è proprio questa: “Come si dice?”, riferendosi a termini o frasi, seppur apparentemente banali, ma che è importante saper pronunciare per evitare imbarazzanti “gaffe”, soprattutto quando si è al microfono, all’ascolto di una marea di persone.

In tal caso, lo abbiamo spesso detto, è fondamentale perfezionare la propria voce, rendendola “pulita”, sgombra da particolari cadenze che potrebbero influire sulla decisione di un direttore artistico. L’attenzione però ora vogliamo focalizzarla in particolare sul tono, affinché sia per quanto possibile funzionale ad un “talk” radiofonico, lo stesso dicasi per la lettura di un notiziario giornalistico o di qualsiasi altro testo in generale. Ogni tipologia, insomma, richiede una giusta ed efficace impostazione.

Avere quindi una modulazione della voce consona all’esposizione non solo di una semplice parola, ma anche di un periodo in cui magari potrebbe esservi inclusa una frase interrogativa o affermativa, può essere altrettanto determinante per dare significato ad un’argomentazione.

Anche in questi casi, infatti, potrebbe sorgere  la domanda relativa al “come si dice” o meglio, in che modo deve essere espressa quell’interrogativa o esclamativa. Aspetti questi che potrebbero riaffiorare nella mente di chi, riflettendo sui suoi trascorsi scolastici, ricorderà l’importanza dei segni di punteggiatura, ingredienti fondamentali per la composizione di un discorso. Ebbene, questi devono essere rispettati in maniera rigorosa, sulla base di una lettura che goda di una buona articolazione delle parole e di un ottimo ritmo.

Insomma, bisogna immaginare che il discorso sia quasi come una partitura musicale, da eseguire calibrando le doverose pause e intonazioni, al fine di evitare quelle inutili “stonature” dove l’estraneità di certi suoni, “ereditati” dal proprio territorio d’origine, influisce negativamente, sia su ciò che stiamo descrivendo, che sulla qualità della conduzione.

Attenzione, quindi, a ciò che diciamo e a come lo diciamo, accertiamoci anche di conoscere il significato di delle parole trasmesse…..un messaggio di qualche ascoltatore pungente, infatti, potrebbe essere “dietro l’angolo”….e lì casca l’asino!

 

 

Articolo a cura di Maurizio Schettino

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