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DAB: Digital Audio Broadcasting

Nel settore della produzione audio e video, la tecnologia digitale ha completamente, o è in procinto di farlo, soppiantato le tradizionali tecniche analogiche. Mentre il passaggio alla tv digitale si è concluso in Italia nel luglio 2012, per la Radio, invece, il processo ha subito addirittura una fase di rallentamento da quando nel lontano 1993 il consorzio europeo Eureka-147 e importanti aziende private con il contributo del Centro di Ricerche RAI di Torino hanno definito lo standard di radiodiffusione basato integralmente su tecnologia digitale, il DAB (Digital Audio Broadcasting).

Con la RAI collabora il Club DAB Italia, un consorzio di emittenti radiofoniche private a cui si sono associati i maggiori gruppi di comunicazione italiana (L’Espresso – Sole 24 Ore – Mondadori), editori indipendenti e ad aree politiche e religiose; nato nel ’96, è titolare dell’autorizzazione concessa dal Ministero delle Comunicazioni per le regioni Piemonte e Lombardia dove ha iniziato le sue prime trasmissioni sperimentali nel 1998.

La Radio Digitale offre innumerevoli vantaggi sia agli ascoltatori che agli editori radiofonici.

Innanzitutto la ricezione è più sicura e continua perché libera da interferenze ed immune agli effetti degenerativi provocati dalla propagazione delle onde radio in presenza di ostacoli ed echi consentendo l’ascolto dell’audio digitale ad alta qualità, pari a quella del CD, anche nelle condizioni più difficili.

Inoltre l’elevata capacità di trasmissione dati permette l’inserimento di informazioni associate ai programmi in modo estremamente superiore al Radio Data System (RDS) utilizzato nella radio FM; i dati possono essere strutturati per informazioni dettagliate sul traffico o per scaricare aggiornamenti su sistemi di navigazione o altro.

Ancora, il sistema digitale permette la contemporanea trasmissione di contenuti multimediali con una dinamica audio di oltre 60 dB; più programmi possono condividere la stessa porzione di banda a radiofrequenza essendo canalizzati in un unico flusso digitale, il che si traduce in una maggiore scelta per gli ascoltatori. A tal proposito, nel febbraio 2007 è stato standardizzato dall’ETSI (Istituto Europeo per la Standardizzazione) un’evoluzione del DAB, il DAB+ che consente, a parità di qualità e potenza del segnale, appunto di raddoppiare o addirittura triplicare il numero dei programmi trasmessi in un singolo bouquet.

In ultimo, il sistema DAB consuma molta meno energia di quello analogico migliorando di molto anche l’inquinamento elettromagnetico.

La RAI si era impegnata con il ministero delle Comunicazioni a completare il servizio DAB entro il primo decennio del 2000 per raggiungere il 60% della popolazione, ma l’attuazione di questo progetto ha subito forti rallentamenti dovuti all’assenza di frequenze, occupate dalla TV analogica, e dalla mancanza di una regolamentazione arrivata solo nel 2009 con l’emanazione del Regolamento della Radio Digitale (delibera n.664/09/CONS).

In Italia le trasmissioni DAB+ sono iniziate ufficialmente nel 2013 in provincia di Trento dove nell’ aprile di quell’anno si è tenuto il Convegno sulla Radio Digitale in ci si sono definiti i relativi criteri di diffusione: nessuno switch off, come è avvenuto per la Tv digitale, ma le trasmissioni continuano ad essere trasmesse sia in FM che in DAB+.

A differenza del resto dell’Europa, in Italia la concentrazione del digitale è avvenuta in principal modo al nord e soprattutto sulle grandi direttrici autostradali perché il 70% dell’ascolto radiofonico avviene in auto: infatti, le autoradio attualmente in commercio sono in grado di ricevere sia i programmi DAB+ sia i segnali FM/AM classici.

Lo spegnimento della radiofonia in FM per il definitivo passaggio al digitale non è stato ancora ipotizzato né pianificato anche se ad oggi già molti network trasmettono in Digital Radio: tra questi Radio DeeJay, Radio Capital, M2O, RDS, Radio Maria, Radio Radicale, Radio 24, R101, per citarne alcuni.

Le rivoluzioni come sempre sono lunghe a partire, ma determinano molto spesso – in questo caso direi per fortuna – cambiamenti che poi durano nel tempo!

Digital Radio, ad maiora!

 

 

Articolo a cura di Donatella Santo

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