HomeMagazineIspirato da I Griffin crea un Podcast Radiofonico con oltre 2 mila seguaci

Ispirato da I Griffin crea un Podcast Radiofonico con oltre 2 mila seguaci

Si chiama Luca L., o almeno così preferisce essere chiamato il personaggio che sta spopolando nell’ambito intagram/radiofonico.

Un ragazzo che a 14 anni si innamora del mezzo radiofonico arrivando all’età di 23 anni con una indea in tasca vincente e con Marco Mazzoli che segue su Instagram i suoi lavori. Luca è l’ideatore di Ingranaggi Podcast, pillole satiriche di attualità della durata di circa un minuto. L’inizio in una web radio e dopo sei mesi l’arrivo in FM sulla sua prima radio locale, per poi entrare nel palinsesto di una radio regionale in cui trasmetterà fino ai suoi vent’anni. Dopo due anni di stop radiofonico, arriva Ingranaggi Podcast, format instagram ascoltato ogni giorno da più di mille persone. Cosa ha fatto risultare vincente il suo Podcast Radiofonico?

Ciao Luca, ben trovato su Radiospeaker.it. Come è nata l’idea e il nome di Ingranaggi Podcast?
Che bello essere qui. Ingranaggi Podcast è un podcast con un nuovo episodio online tutti i giorni, della durata di un minuto. E’ nato completamente a caso: qualche mese fa, dopo due anni di stop radiofonico, ho deciso di tornare al microfono senza sapere dove e come. L’unica cosa che sapevo è che volevo fare qualcosa che fosse fuori dall’ordinario, qualcosa che fosse radiofonico ma in un modo nuovo. Così, ispirato da una puntata de I Griffin in cui Peter conduce un programma televisivo che si chiama “Cosa mi fa girare gli ingranaggi”, ho creato un Podcast quotidiano su questa base. Il format e il fatto che la destinazione sia il web, mi danno l’opportunità di parlare di ciò che voglio in piena libertà. Anche se su iTunes e Spreaker Ingranaggi si trova sotto la categoria “Società e cultura”, non esiste un’area specifica in cui mi piace operare. Potessi creare una categoria per Ingranaggi Podcast, sarebbe “Società, Cultura, Religione, Musica, Marketing, Web…” Insomma, si parla di tutto purché se ne parli male.

Hai puntato tutto su Instagram come traino principale. C’è un motivo ben preciso dietro questa scelta?
E’ più che altro una necessità. Forse qualche puritano dei podcast storcerà il naso nel vedere che ho pubblicato ciò che in fondo è un cartone animato fatto malissimo su Instagram e l’ho chiamato Podcast, ma ho dovuto fare un reality check: se non hai un seguito proveniente da altre fonti e crei un podcast in Italia pubblicandolo su iTunes o Spreaker, non lo ascolta quasi nessuno. Per ora. Pubblicando su Instagram, invece, la crescita è possibile: con qualche hashtag azzeccato e una copertina clickbait, la gente arriva e, se apprezza, segue. In un social dinamico e veloce come Instagram, il fatto che più di mille persone al giorno si fermino per un minuto davanti a un contenuto audio, è per me già un enorme successo. Da poco Ingranaggi Podcast è sbarcato su iTunes Podcast e già dal primo giorno è in classifica alla sesta posizione dei podcast italiani di tutte le categorie, davanti a miti come Lo Zoo di 105 e Deejay Chiama Italia. Aspetto con ansia il giorno di superare Cruciani.

Parlaci di quando hai visto il follow di Marco Mazzoli Official…. Come hai reagito?
Se quella tra me e la radio fosse una relazione amorosa, Marco Mazzoli sarebbe l’amico che ci ha presentati. Quando ho iniziato il podcast, gli ho scritto una mail alle due di notte del tipo “Dacci un’occhiata”. Il giorno mentre guidavo è arrivata la notifica “marcomazzoliofficial ha iniziato a seguirti”. D’istinto, ho urlato. Mi sono dovuto fermare per riprendere fiato. Ma non è l’unica medaglia che porto orgogliosamente sul petto: Dario Spada, sempre di Radio 105, è un follower del podcast. E’ stato, anzi, il primo a darmi consigli preziosi e a supportarmi. Tra l’altro, nonostante io abbia un format “scomodo”, anche i protagonisti che massacro nelle puntate a volte si fanno vivi. Il Pancio ed Enzuccio hanno commentato l’episodio in cui li definisco “due nullità totali in termini di comicità”, ma c’è stata comprensione sul fatto che sia solo satira. Niente di personale.

Uno speaker radiofonico lavora molto sulla sua immagine mettendosi in mostra per sponsorizzare sempre il suo lavoro. Tu perchè hai scelto di restare nell’anonimato?
Restare anonimo mi dà libertà. Non escludo un giorno di svelare la mia identità, ma mi piace l’idea che, per ora, a dire quelle cose terribili sia un personaggio inventato e non la mia persona. Non è un nascondersi dietro a un avatar, come qualcuno mi ha detto, ma semplicemente un espediente del format Ingranaggi.

Come vedi il futuro della Radio e quello di Ingranaggi Podcast tra 20 anni? Non mi arrogo il diritto di sapere dove sarà la radio tra vent’anni e dirò una cosa banalissima ma credo che la parola d’ordine sarà “online”. Questo porterà a una crescita esponenziale dell’offerta e, grazie a Dio, a rendere anche il mezzo radiofonico un mezzo meritocratico. Mi piace pensare alla radio del 2040 come una YouTube radiofonica: tutti hanno una chance, e chi piace diventa ricco facendo radio. Detto questo, ci tengo a precisare che l’inevitabile morte dell’FM mi angoscia e rattrista parecchio. Per quanto riguarda Ingranaggi Podcast, invece, ho una certezza: tra vent’anni sarà il programma più di successo della storia della radiofonia mondiale, ma non sarà condotto e scritto da me. Scherzi a parte, ho intenzione, nel breve periodo, di creare puntate più lunghe esclusivamente audio per iTunes, Spreaker e Spotify.

Visto che parli di attualità e scrittura della puntata, come te la prepari?
Ogni domenica scrivo e registro i cinque episodi della settimana. Così come vengono scritti, vengono registrati: in un minuto, non c’è tempo per l’improvvisazione. Il processo per la produzione di cinque episodi dura dalle 2 alle 3 ore.

Grazie Luca e buona fortuna con ingranaggi!
Sono da sempre un lettore di radiospeaker.it e ci tengo a ringraziarvi infinitamente per questa chiacchierata.

Intervista a cura di Matteo Rossi
Community Manager di Radiospeaker.it

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