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Intervista a Marco Falivelli: “In radio ho smesso di seguire la tecnica a favore della spontaneità”

Intervista a Marco Falivelli: “In radio ho smesso di seguire la tecnica a favore della spontaneità”

Da Radio Italia – poco più di un anno fa davamo la notizia del suo addio al gruppo di RTL 102.5 è passato a trovarci nei nostri studi milanesi Marco Falivelli. Con lui abbiamo fatto un primo bilancio di questi mesi nella Radio “Solo Musica Italiana”, durante quella che è diventata una piacevole chiacchierata con la Radio che resta protagonista.

Ma la passione per la radio in Marco nasce molto tempo prima: “Ho avuto sempre una forte passione per la musica – racconta – nel senso che sono stato sempre abituato fin da piccolo all’ascolto musicale, a tutto quello che poteva essere il settore del music business. Poi ho incontrato la radio, c’è da dire che da piccolo anche con i miei genitori avevo sempre come sottofondo la radio. Mi immaginavo un giorno di poter essere dall’altra parte e poi qualche modo poi ci sono riuscito“.

Il primo bilancio di quest’anno e mezzo nella Radio “Solo Musica Italiana” è molto positivo, racconta: “Credo che Radio Italia sia un’azienda importante nel settore radiofonico, un colosso. Quando si parla di network un po tutti sono dei colossi che ti garantiscono una serenità. Abbiamo avuto la possibilità di mettere in piedi tante iniziative quest’anno, a partire dal grande evento in piazza Duomo a Milano, il Radio Italia Live, una certezza, una di quelle cose che ti rendono orgoglioso di far parte di quel gruppo“.

Se proprio dovesse trovare una cosa di cui sente la mancanza, racconta Falivelli, è annunciare e disannunciare canzoni internazionali: “Sto perdendo un anno e mezzo di musica straniera – scherza – anche perché io credo che ogni radiofonico ricordi gli anni in base ai successi che lancia in onda e io li ricollego adesso solo a quelli italiani. Ma si sopravvive, recupererò“.

Cosa è cambiato dopo il passaggio da RTL 102.5 a Radio Italia?

Si è spostato di un isolato da quando è passato da RTL 102.5 a Radio Italia. Logisticamente è cambiato poco un anno fa per Marco Falivelli. “A livello editoriale è cambiato tanto nonostante siano due radio di flusso. C’è un diverso approccio rispetto alle cose che dici in onda. A livello professionale è un’altra vita perché naturalmente cambiano le persone con cui lavori. Non c’è un meglio o un peggio, ma c’è un diverso“.

Ma quando arriva per uno speaker il momento di cambiare? “Quando hai finito di fare le cose che volevi fare in un posto. Quando arrivi a un punto in cui non hai altro da fare, capisci che è il caso di capire se sai fare una cosa diversa. Vuoi anche misurarti con te stesso. Un anno e mezzo fa ero in una situazione in cui c’era un calderone e non capivo se ero bravo o no. Non capivo se ero adatto a fare il conduttore radiofonico.

Ringiovanire i conduttori o proprio la Radio?

Qui c’è tutto un discorso bellissimo da fare sui giovani: una delle cose che ho sentito più spesso dire è stata ‘ringiovanire la radio’ ma i conduttori o proprio tutta la radio? Nei primi 10 network, fra i direttori, quanti ce ne sono che hanno meno di 45 anni? Neanche uno. Però poi pretendiamo che il giovane in onda faccia determinate cose. È un discorso molto ampio questo e se ne potrebbe parlare tanto. Prendiamolo come spunto di riflessione“.

Vedevo RTL 102.5 come un punto di arrivo, il problema è stato partire da lì. Ma sono molto grato a Lorenzo Suraci

Marco Falivelli

A proposito del grande cambiamento, Marco Falivelli ci racconta una grande verità che – dice – solo i suoi amici più stretti sanno:Per me RTL era un punto di arrivo, da radiofonico sognavo di arrivare nel punto più alto della mia carriera lì. Il difetto è stato partire da lì. Sono molto grato a Lorenzo Suraci che è stato per me un leader che mi ha fatto crescere tantissimo anche attraverso gli scontri. Gli sono molto grato per tantissime cose che forse neanche lui sa però a un certo punto ho percepito di non essere più nella mia confort zone“.

Com’è oggi il rapporto con il suo nuovo editore? “Mario Volanti è un uomo che parla poco ma che quando parla… parla! Devo dire che ho un ottimo rapporto con lui: me l’avevano descritto come una persona molto schiva, introversa, e invece ho trovato una persona che sa scherzare ed essere serio al momento giusto. Una persona che ha creduto in te vuol dire che ha una certa stima nei tuoi confronti; anche in questo caso io devo qualcosa a qualcuno“.

Marco Falivelli: “senza la radio forse sarei un ingegnere energetico”

Cosa sarebbe stato oggi Falivelli se non ci fosse stata la radio? “Un sacco di cose – sorridemi piace tanto studiare, ho studiato tanto nella mia vita, principalmente musica, però il mio primo corso universitario è stato Ingegneria energetica e nucleare a Bologna. Vengo da una famiglia di ingegneri, mi ero fatto condizionare da questo ma ho capito subito di aver sbagliato, non c’era la parte della musica che mi ha accompagnato per tutta la vita. Ho studiato al conservatorio, poi all’università qualcosa che aveva a che fare comunque con la musica. Non so quale sarebbe stata la mia figura al di fuori della radio però sono contento che sia andata così“.

La radio dovrebbe abbandonare i tecnicismi, è fondamentale l’empatia.

Marco Falivelli

Sulla TV ha le idee chiare: “Può dar fastidio alla radio, spesso la radio fa scelte basate sulla TV. Questo può essere un difetto perché vuol dire che la radio non è riuscita a creare fino in fondo delle personalità che possano rappresentarla almeno come immagine, non tutte naturalmente. Ma ho l’impressione che molte volte la radio si lasci influenzare dalla TV“.

Ma è la comunicazione verbale che rende immortale la Radio spiegaperché le persone continueranno a parlare sempre, nonostante i social, la radio continuerà a parlare e lo farà davvero alle orecchie delle persone come se fosse ‘un’amica che ti tiene compagnia‘ – cita Radio Italia – però allo stesso modo la radio dovrebbe abbandonare delle regole, dei tecnicismi che ha conservato nel tempo. Ho smesso da un po’, nonostante fossi un grande appassionato, di seguire la tecnica. A me non interessa davvero uno speaker perché ha fatto una rampa meglio di un altro ma noto il livello di empatia che uno speaker ha. Credo che questo possa rendere la radio sempre più longeva“.

Chi ha popolato gli anni ’80 non potrà mai comprendere il dialogo che esiste nella nostra generazione

Spesso ti ritrovi in una situazione per cui le radio sono abituate a un linguaggio tipicamente radiofonico con tecnicismi che oggi l’ascoltatore, nella maggior parte dei casi, già conosce. Questa cosa, per il periodo storico che stiamo vivendo, risulta innaturale. Continua a funzionare perché siamo abituati alla radio fatta in questo modo ma la spontaneità, secondo me, dovrebbe essere alla base del futuro della radio“.

Chi ha popolato gli anni ’80, non potrà mai comprendere il dialogo che esiste nella nostra generazione. La radio parla a tutti. Il livello di empatia che un conduttore genera nei propri ascoltatori va oltre il formalismo tecnico“.

Fondamentale è anche il rapporto con gli ascoltatori: “Un buon comunicatore deve sapere con chi parla. Hi imparato ad avere un rapporto quasi diretto con l’ascoltatore che ogni tanto va coccolato ma soprattutto il dialogo radiofonico deve essere diretto, face to face, non dall’alto“.

Su cosa gli ha dato di importante la radio Falivelli è convinto: “Il valore umano è la cosa più importante. Mi porto dietro tante persone conosciute grazie alla radio, compresi voi“.

Cos’è la Radio per Marco Falivelli?

Chiudiamo le nostre interviste sempre con la stessa domanda: Cos’è per te la Radio? “È un grande contenitore, una forma di espressione, di comunicazione che può resistere alle tecnologie. Le tecnologie passano, la comunicazione resta. La radio è pura comunicazione.

Guarda l’intervista integrale a Marco Falivelli qui sotto!

Adriano Matteo

Adriano Matteo

Tecnico del suono radiofonico, live e broadcast, giornalista iscritto all'albo pubblicisti della Puglia e grande appassionato di radio in tutte le sue sfaccettature. Leggi i miei articoli

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