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Il Provino di Doppiaggio: come Prepararsi al meglio

Ok, avete deciso: ci volete provare. E magari siete disposti a trovare una casa o una stanza in affitto nella città dove questo lavoro è possibile. Avete pure un elenco degli stabilimenti di doppiaggio da “sondare”… Che si fa?

Beh, se siete pronti a bussare alla porta dei direttori probabilmente avete già frequentato almeno un corso di dizione e doppiaggio, e quindi vi avranno già spiegato come funziona in genere un provino. Qui mi rivolgo soprattutto a coloro che questo “grande passo” ancora non hanno deciso di farlo e a chi è semplicemente curioso.

Affronterei l’argomento sotto 3 aspetti fondamentali, che in parte si influenzano a vicenda e che qui accenneremo solamente…
1) Quello psicologico
2) Quello artistico
3) Quello tecnico

1- L’aspetto psicologico lo metto in cima alla lista, perché influenza gran parte di tutto il lavoro e questo per almeno 2 motivi: caratterizza la vostra personalità (che può riflettersi poi nello stile della recitazione) e può favorirvi o sfavorirvi nel corso della “performance”. Il fatto è che al microfono emozioni e sentimenti che si provano in quel momento difficilmente si riescono a lasciar fuori dalla sala di incisione. Mi spiego meglio: se siete ad esempio turbati o rattristati da una notizia appena ricevuta e il personaggio che dovete doppiare è un simpatico burlone le difficoltà aumentano. Purtroppo (o per fortuna…) i problemi personali bisogna lasciarli a casa.

Per non parlare poi delle cosiddette “sovrastrutture psicologiche”, cioè tutto quel fardello di “costruzioni mentali” che ci portiamo appresso e che possono remarci contro: ad esempio essere sopraffatti dall’ansia da prestazione, che porta come minimo a una scarsa o nulla salivazione e/o a una voce tremolante dall’emozione (se non addirittura a un blocco totale). Tutto ciò non sfugge al microfono (e neanche al direttore del doppiaggio, che si spazientirà, assieme a tecnico e assistente, contribuendo ad aumentare il vostro disagio, creando un terribile circolo vizioso).

2-Per l’aspetto artistico in sé le scuole che insegnando doppiaggio servono per apprendere tutte le tecniche di base, ma anche questa parte dipenderà da voi, dal vostro estro, talento, personalità e voglia di continuare a sbattere la testa finchè non arriva quel si. E’ la parte dove ci mettete molto del vostro, ma sempre nel rispetto del copione, della scena da doppiare, delle indicazioni del direttore e… di alcuni “trucchi” del mestiere (come guardare l’attore negli occhi, individuare le giuste appoggiature…). La mia modesta opinione è che la recitazione si può imparare, ma non insegnare (nel senso puramente didattico del termine): la vera insegnante è l’esperienza.

3-L’aspetto tecnico infine è a mio avviso quello più facile, in un certo senso. Perché ha delle “regole” che una volta capite e imparate, basta esercitarsi (con molta costanza e pazienza) e le cose tenderanno a migliorare da sole. Parlo della respirazione, della dizione, dell’articolazione, dell’uso del copione e nell’andare in sincrono con l’attore da doppiare. Non dall’oggi al domani, certo. Ma tranne casi particolari, è solo una questione di esercizio e di tempo… (facile a dirsi!) Padroneggiare tutto questo non è facile. A meno di essere dei veri talenti, ci vogliono anni di studio e lavoro. Ma d’altra parte se non ti fanno lavorare non farai mai esperienza: il classico circolo vizioso…

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