HomeMagazineConduzione RadiofonicaScaletta sì o Scaletta no. Si può fare radio senza?

Scaletta sì o Scaletta no. Si può fare radio senza?

E’ un argomento di cui abbiamo spesso parlato noi di radiospeaker.it, ma a quanto pare non è mai abbastanza. Proprio qualche settimana fa, confrontandomi con ragazzi che condividono la mia stessa passione e che fanno gli speaker in altre radio, immancabile è arrivata la fatidica domanda: “Ma come organizzate il vostro programma?”. La risposta mi ha lasciato abbastanza sorpreso: “Noi? Non prepariamo niente, improvvisiamo!”. Va detto, per dovere di cronaca, che stiamo parlando di programmi che potrebbero essere definiti “di intrattenimento”. Inutile dire però che sono rimasto colpito, soprattutto per la sicurezza con cui i miei interlocutori affermavano ciò.

Ma davvero si può fare un programma senza avere una scaletta che detti tempi e argomenti da trattare? Forse sembrerò troppo “didattico” e “tradizionalista”, ma a me sembra impossibile. Dare un ordine a ciò che diremo quando saremo in onda è di importanza fondamentale a mio avviso, perché contribuisce a rendere più chiaro e di più facile ascolto un programma radiofonico. A dimostrazione di ciò, basti pensare che grazie alle moderne tecnologie (dirette Facebook, telecamere, radiovisione…) che ci consentono di “vedere” la radio e soprattutto gli addetti ai lavori, possiamo osservare che anche i più grandi e famosi speaker seguono una scaletta che non serve solo a dettare le tempistiche, ma anche ad avere un filo conduttore, una traccia.

Con questo non voglio dire che uno speaker debba avere il programma scritto o debba seguire punto per punto, minuto per minuto, quanto riportato all’interno di essa. L’improvvisazione, la naturalezza e la spontaneità sono caratteristiche fondamentali richieste ad uno speaker, ma anche la capacità di adattamento e, perché no, anche quella di cambiare l’impostazione di un programma mentre si è in diretta. Ma è importante capire che scaletta e spirito di improvvisazione non sono in contrasto tra loro anzi, si completano vicendevolmente.

La traccia, l’idea di come sarà strutturato il programma che andremo a condurre, anche in termini di tempistiche, resta fondamentale. Certo, questo non vuol dire che tutto deve rimanere fisso e immutabile ed è forse qui che si vede maggiormente la bravura di uno speaker.

Ma non fatevi ingannare da falsi miti o fenomeni da baraccone, la radio è meravigliosa ma non è (solo) un gioco, occorre farla con professionalità perché potenzialmente si può parlare e interagire con migliaia di persone e dunque la comunicazione non può essere mai banale, superficiale e non studiata. Insomma, scrivete cosa ne pensate, ma la radio e i suoi programminon possono a mio avviso rinunciare ad avere una scaletta da seguire o che almeno indichi la rotta durante la messa in onda.

Articolo a cura di Mattia Savioni

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