Come funziona il segnale orario Rai?
Il segnale orario della RAI Radio è uno dei suoni più iconici della storia della radiodiffusione italiana. Un semplice “pip… pip… pip… piiip” che per decenni ha rappresentato l’ora esatta per milioni di ascoltatori, entrando nell’immaginario collettivo come simbolo di precisione e affidabilità. Ma che cos’è esattamente questo segnale? E come funzionava dal punto di vista tecnico?
Le origini del segnale orario Rai
Il segnale orario venne introdotto in Italia nel 1945, subito dopo la Seconda guerra mondiale, seguendo l’esempio di altri Paesi europei che già trasmettevano un suono standard per indicare l’ora ufficiale.
La RAI lo realizzava in collaborazione con l’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris di Torino, oggi divenuto INRIM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica), l’ente che custodisce il “tempo legale italiano” grazie agli orologi atomici.
Per decenni, il segnale orario non è stato solo un dettaglio tecnico: ha avuto un vero e proprio ruolo sociale. Gli ascoltatori lo usavano per regolare sveglie, orologi da polso e da parete, mentre le redazioni radiofoniche e televisive lo impiegavano per sincronizzare i palinsesti.
Come funziona il segnale orario
Il celebre suono della RAI era composto da sei toni puri a 1000 Hz:
- cinque toni brevi della durata di 0,1 secondi, emessi a intervalli regolari,
- seguiti da un sesto tono più lungo, della durata di 0,5 secondi.
Era proprio quest’ultimo “pip prolungato” a coincidere esattamente con lo scoccare dell’ora. In quel preciso istante, milioni di italiani spostavano la lancetta dell’orologio per allinearla al tempo ufficiale.
La forza di questo sistema stava nella trasmissione radiofonica in onde medie e FM, che arrivava praticamente senza ritardi percepibili. A differenza dello streaming online, che oggi ha diversi secondi di latenza, il segnale radio tradizionale consentiva una sincronizzazione precisa al millesimo di secondo.
Il declino del segnale codificato
Con l’avvento del digitale e delle nuove tecnologie, il segnale orario tradizionale ha perso la sua funzione originaria.
Il 31 dicembre 2016 la RAI ha trasmesso per l’ultima volta il Segnale Orario Codificato prodotto dall’INRIM di Torino. La decisione era legata al fatto che la diffusione radiofonica non poteva più garantire la precisione necessaria nell’era delle reti digitali e satellitari.
Tuttavia, il caratteristico “trillo” non è del tutto scomparso. La RAI ha scelto di continuare a diffonderlo internamente, autoproducendolo dai suoi studi di via Asiago a Roma. Oggi non ha più il valore di strumento scientifico, ma resta un segno identitario che accompagna ancora i Giornali Radio e le principali edizioni informative.
Un simbolo della radio italiana
Il segnale orario è diventato un elemento di cultura popolare. Intere generazioni di italiani lo ricordano come appuntamento quotidiano, quasi un rito sonoro che scandiva la vita domestica e lavorativa. Ancora oggi, chi lo ascolta prova una sensazione di nostalgia e riconosce in quei suoni un pezzo di storia della radio.
In un’epoca in cui smartphone e GPS ci danno l’ora esatta con estrema precisione, il segnale orario resiste come simbolo di affidabilità e tradizione radiofonica. Non serve più a sincronizzare gli orologi, ma ricorda quanto la radio abbia avuto – e continui ad avere – un ruolo centrale nella vita degli italiani.