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Quando il sogno di una vita si chiama Radio

Fissavo la radio pensando come faceva l’uomo a stare dentro la scatola. –Forse è un uomo piccolo-pensavo. E babbo che capiva quello che mi girava per la testa, mi diceva: l’uomo sta a Roma. E’ la sua voce che cammina. Cammina attraverso l’aria. Non riuscivo a capire. Adesso guardando la luna e osservando la sua bocca, credo che il suono dall’uomo attraverso l’aria giunga alla luna. Osservo con attenzione e mi sembra di vedere la bocca della luna muoversi con le parole. Che emozione! Ma mi sveglio come da un sogno. In questo momento la radio non canta più.” (La radio nel pagliaio-Alberto Calavalle)

Per molti la favolosa “scatola nera dei suoni” risulta nella mentalità corrente un bel sogno, o meglio, una possibilità di natura prettamente dilettantistica, ma si sa che se c’è una grande passione nulla può fermare la corrente vitale.

Che sia o meno solo un arte praticata per diletto, “sentirsi in voce” per condividere la propria arte con il “mondo fuori”, armati solo di un microfono e una cuffia, è la gioia di tanti.  Ed è anche il mio sogno che spero di concretizzare in futuro.

In questi ultimi anni sono nate varie web radio universitarie e studentesche che permettono sempre di più di coronare con semplicità il sogno, scoprendo questa bella realtà e vivendo in modo pieno il mondo della comunicazione, almeno per i primi step. Un viaggio perfetto che ci “riporta” alla società intera, facendoci vincere paure e scoprendoci in una visione introspettiva unica.

In radio la vicinanza all’altro è a portata di mano, bastano curiosità, intelligenza e sensibilità per creare un “rapport” particolare con gli ascoltatori, quel legame di fiducia amicale che può accrescersi ulteriormente se alla voce, aggiungiamo la faccia e magari anche il contatto web.

Un viaggio nel viaggio che ha dalla sua un forte spirito di gruppo che caratterizza da sempre i radiofonici e il lavoro in radio. E tra chi inizia in solitaria, simulando una diretta nel silenzio della propria cameretta e chi comincia, solidalmente tra amici, in uno scantinato o magari in una scuola, c’è poca differenza: tutto sta nella cura, nella determinazione e nella socialità e si parte on air.

Per chi dall’altra parte non ha ancora iniziato, a piene mani, a cimentarsi in voce, consiglio, in primis, di ascoltare tanta radio, soprattutto professionisti di realtà radiofoniche consolidate, in modo tale da farsi un idea specifica delle modalità di conduzione.  In particolare è importante affinare l’ascolto di altri speaker per capire il linguaggio appropriato e le tecniche usate comunemente, ma bisogna fare attenzione a non crearsi “cloni metropolitani”, ognuno di noi ha una sua unicità ben distinta che deve rimanere intatta.

Quindi un buon ascolto prevede una buona capacità di autoanalisi; cosi si riconosce quanto spontaneità e naturalezza siano doti indispensabili per un buon conduttore radiofonico. Ovviamente all’ascolto è preferibile far seguire  una costante e personale “pratica”, anche con simulazioni registrate da ascoltarsi per eventuali correzioni, anche perché da una buona autocritica si cresce e si matura.

E per chi si sente abbastanza “avanti” consiglio vivamente di provare con coraggio a buttarsi, inviando una demo agli addetti ai lavori, perché non si può mai sapere: la passione potrebbe diventare un lavoro concreto. E si ricorda  a chi volesse realizzarne una professionale coadiuvato da un Team di professionisti che l’Associazione Culturale Radio Speaker Lab  e  Radiospeaker.it offrono la possibilità di creare una demo personalizzata in tre step studiati ( progettazione, registrazione e misaggio).

Intanto mi dico spesso che il “sogno di una vita” potrebbe essere più vicino di quanto sembra, quindi, bisogna prepararsi ad accoglierlo bene, magari migliorando l’inglese per chi è un po’ indietro come me oppure per chi è, spesso, in diretta radio provando ad  utilizzare di più il tradizionale air check in modo da evitare nel parlato ritmi monotoni e pause ingombranti.

Per ogni persona c’è una via e ad ognuno la sua specifica, anche se l’obiettivo è comune e per tutti resta un augurio: In bocca al lupo! Il sogno può iniziare…

 

Articolo a cura di Nicoletta Zampano

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