Linus: “La personalità salverà la radio”
Sabato pomeriggio, al Festival della Tv e dei nuovi media è stato presente Linus, direttore e voce storica di Radio Deejay, intervistato da Aldo Cazzullo del Corriere della Sera.
Il conduttore inizia con il suo passato: “Uno dei miei primi ricordi riferiti alla radio è l’assassinio di Kennedy, fu una grande tragedia che mi impressionò. Da piccolo ero un terrone a Milano e quando dovevo dire il mio nome mi vergognavo molto, anche se non ho mai subìto razzismo“.
In età più adulta, i primi lavori in radio: “Per fare la radio prima devi fare un po’ di gavetta: io ho avuto la fortuna di farla proprio quando nascevano e quindi è stato più facile. Negli anni c’è stata una selezione e sono rimasti solo quelli che non hanno mai mollato“.
“Da giovane ascoltavo “Alto Gradimento” – ha proseguito Linus – che è stato un programma di grande rottura nel modo di condurre e nella musica, mi ha ispirato molto. Così, con il tempo, sono passato da Radio Milano 2 a Radio Music, che poi Cecchetto ha trasformato in Radio Deejay. Quando acquistò l’emittente mi licenziò, ma venni poi assunto nel 1984″.
Poi i consigli per chi vuole fare della radio il suo mestiere: “La personalità fa la differenza. Se ce l’hai, hai una marcia in più. Ma poi sta a te saperla coltivare e mettere a frutto. I contenuti sono più importanti della forma e della tecnica. Anche la curiosità e disponibilità all’ascolto sono fondamentali”.
Da alcuni mesi è diventato direttore del polo radiofonico del Gruppo GEDI, tornando quindi a “dirigere” suo fratello Albertino: “Il nostro rapporto è fatto di poche chiacchere e tanta sostanza. Ma anche difficoltà nel dirsi le cose perché io sono sempre quello che gli rompeva le palle quando eravamo piccoli”.
Successivamente il segreto della longevità di “Deejay Chiama Italia”: “Con Nicola è un matrimonio aperto, ed è per questo che funziona. Al Tour de Fans ci siamo divertiti ed è stato molto resistente”.
E quello della longevità della radio: “In tutti questi anni la radio poteva morire diverse volte e invece è sempre sopravvissuta. Ora siamo in un momento decisivo, perché Spotify e le piattaforme simili stanno ammazzando le radio di sola musica. Le radio di intrattenimento e contenuti, grazie alla personalità, saranno il futuro“.