Qual è il carattere ideale di uno speaker?
Lavorare in radio. Non una semplice occupazione ma un vero e proprio divertimento in grado di coinvolgere chi è al microfono e tutti coloro intenti ad ascoltare la propria radio del cuore.
Sono tanti gli speaker che nei giorni immediatamente precedenti all’inizio della nuova stagione radiofonica, hanno espresso sui social-network il desiderio di riprendere a condurre dopo la pausa estiva, anche se forse per alcuni non c’è stata, essendo stati probabilmente partecipi delle consuete dirette dalle tipiche località balneari.
In ogni caso, la voglia di riprendere le redini del microfono è tanta, caratteristica questa che accomuna la stragrande maggioranza dei conduttori radiofonici, soprattutto quelli che, spinti da una grande e sincera passione, non si stancano di esprimere tutto se stessi tra un brano e l’altro o nel bel mezzo di un acceso “talk”.
Ecco, esprimersi, “mettere in scena” se stessi, potrebbe rendere ben chiaro anche il carattere dello speaker che stiamo ascoltando in una determinata fascia oraria. Tra gli elementi che contraddistinguono una corretta conduzione, molti addetti ai lavori fanno rientrare anche la spontaneità e/o naturalezza.
Dall’altro lato però, vi sono ascoltatori attivi, ma soprattutto attenti, i quali potrebbero percepire anche il carattere reale che si nasconde dietro alla conduzione di uno speaker, indipendentemente dalla bravura tecnica di quest’ultimo.
Ciò vuol dire andare oltre l’aspetto prettamente contenutistico di un format. Percepire l’atteggiamento e il tipo di approccio del conduttore risulterebbe determinante anche rispetto ad un possibile “feeling” che potrebbe instaurarsi tra speaker ed ascoltatore, tanto poi da determinare un consenso in termini di ascolto.
Insomma, il discorso relativo ad un carattere spiccatamente autoreferenziale qui non è del tutto esente.
Fare radio significa parlare alla gente, anche se non fisicamente presente. Importante, quindi, è avere una predisposizione in grado di rispettare chi ci ascolta, proprio perché non sappiamo dall’altro lato chi possa esserci.
Insomma, possedere un atteggiamento serio e distante da una fastidiosa presunzione, potrebbe accrescere il senso di professionalità che invece un comportamento non proprio adeguato, nasconderebbe.
Inoltre “restare con i piedi per terra” fa sempre bene, anche per un possibile salto di qualità!
E la componente è sempre quella, tanto promulgata dagli esperti del settore: l’umiltà.
Un valore aggiunto, fonte di soddisfazioni e apprezzamenti.
Fortunato chi la possiede!
Articolo a cura di Maurizio Schettino