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Il Conduttore Radiofonico e la capacità di fare Autoregia

Intraprendere un percorso o una carriera professionale vuol dire anche accettare determinate condizioni o situazioni, magari difficili, che inevitabilmente appartengono ad un qualsiasi ambito lavorativo. Se da un lato esse potrebbero risultare pesanti da sopportare, dall’altro i cosiddetti “incidenti di percorso” spesso si rivelano utili ai fini di una crescita professionale. Un percorso costituito da ovvie difficoltà iniziali che investono anche l’ambito radiofonico, in particolare la carriera di speaker.

Ai probabili problemi legati al tono vocale o alla tecnica, potrebbe aggiungersi anche l’impossibilità di trasmettere un programma, non a causa di una propria mancanza, ma per l’assenza dell’elemento principe della radio, il “cuore” di un programma radiofonico senza il quale nulla andrebbe in onda: il fonico.

Infatti, gli speaker “in erba” potrebbero cominciare la professione di conduzione radiofonica in emittenti dove non vi è una sufficiente disponibilità da parte del reparto tecnico e ciò comporterebbe un inevitabile “fai da te”. Lo speaker, quindi, dovrebbe curare, non solo l’argomentazione espressa “on air”, ma anche la selezione musicale della “playlist” da mandare in onda. Un lavoro indubbiamente difficile, soprattutto per i primi mesi, in cui risulterebbe complesso per una singola persona provvedere ad entrambi i ruoli.

Se il lavoro dello speaker necessita di un serio impegno dovuto ad un’attenta preparazione ed esposizione dei contenuti del format di appartenenza, allo stesso modo l’approccio del fonico deve essere meticoloso affinché la “messa in onda” sia ottimale. Insomma, al di là delle caratteristiche specifiche dei singoli ruoli, sicuramente essi richiedono un notevole impegno da parte di chi li ricopre.

Se poi a questo si aggiunge l’eventuale fusione delle due figure, il tutto creerebbe un doppio e maggiore lavoro, gestibile gradualmente. Come direbbe qualcuno: “in qualche modo si deve pur cominciare”. Indubbiamente, anche se forse si preferirebbe partire per gradi. Ma, come in tutte le cose,anche in questo caso, i lati positivi non mancano.

Molti speaker professionisti, avendo cominciato la loro carriera anche in veste di fonici, man mano hanno acquisito interessanti doti tecniche. Infatti, dal costante utilizzo di mixer e programmi vari di regia radiofonica, in essi è nata una passione e una voglia di sperimentarsi anche in consolle; da qui l’interesse a ricoprire anche il ruolo di Deejay.

Insomma, la pratica costante,anche in questo caso, risulterebbe necessaria per un lavoro di “autoregia”; un esercizio continuo che abbia alla base una preparazione mirata, a dispetto di una mera improvvisazione.

Articolo a cura di Maurizio Schettino

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