Sette Regole per Parlare e Scrivere alla Radio
La voce è lo strumento più importante per chi lavora in radio, ma il testo funge da supporto. Ecco sette regole, fornite dal giornalismo anglosassone, per parlare e scrivere alla radio. Regole, valide anche per il mezzo televisivo, che riporto qui di seguito:
1. Scrivere in una lingua parlata: parlare nella tastiera;
2. Si sta sempre parlando con un’unica persona;
3. Non c’è una seconda occasione;
4. Non subordinare e non invertire le frasi;
5. Una lingua piana e comprensibile non significa una lingua fiacca e inespressiva;
6. Sostituire il concreto all’astratto;
7. Rendere interessante, seguire il ritmo.
Passiamo ad analizzarle.
1. La radio necessita di un linguaggio personale, libero da vincoli accademici; in altre parole, il conduttore deve parlare “come si mangia” (parlare nella tastiera). La lingua scritta, “controllata”, non funziona , pertanto il testo radiofonico deve essere redatto in modo semplice.
2. Parlare alla radio risente della sensazione di avere davanti una platea indistinta e impersonale. Questo rende innaturale e anonimo il modo di rivolgersi agli interlocutori. Spesso si determina l’effetto pulpito e si cade nel tono da comizio. Pensare di rivolgersi sempre ad un’unica persona aiuta ad assumere un tono amichevole e diretto.
3. A differenza della carta stampata, alla radio non si può rileggere e tornare indietro; spetta a chi scrive o parla prestare attenzione per arrivare al pubblico. Non deve essere certamente quest’ultimo a prendersi l’obbligo di capire.
4. Per rendere il discorso scorrevole, è opportuno evitare le frasi subordinate e usare quelle coordinate. Non dire, ad esempio: “Non avendo molta fame, preferisco non venire al ristorante”. Meglio: “Non ho molta fame e non vengo al ristorante”. Da abolire anche le frasi invertite. Non dire: “Vista la caduta dei tassi dei mutui che ha incoraggiato gli acquirenti di case, i prezzi degli appartamenti aumentano ancora”. Ma piuttosto: “I prezzi degli appartamenti aumentano ancora. La caduta dei tassi dei mutui ha, infatti, incoraggiato gli acquirenti”.
5. Scrivere e parlare in modo semplice non significa rendere il discorso piatto e privo di interesse. Sarebbe piatto se il giornalista usasse il “burocratese”, la lingua di cui si servono gli esperti per rendere inaccessibile la loro materia.
6. Le cose astratte, i pensieri, i ragionamenti, i concetti devono essere tradotti in qualcosa di concreto. Ad esempio, se la benzina aumenterà del 5%, non dire: “Da oggi a mezzanotte, la benzina aumenterà del 5%”. Ma piuttosto: Un litro di benzina costerà circa 5 centesimi in più dalla mezzanotte di oggi”.
7. Per essere piacevoli e farsi ascoltare, è importante che la parola “suoni” bene e che segua un ritmo un po’ come succede per la musica.
Queste le sette regole, indicate dal giornalismo anglosassone, per migliorare il lavoro del conduttore radiofonico. Sette regole che invitano a riflettere sugli strumenti di comunicazione principali usati in radio: voce e testo. La prima, “scrivere in una lingua parlata: parlare nella tastiera”, per alcuni versi, è stata già trattata sul nostro sito.
Ebbene, cari amici di Radiospeaker.it, che cosa ne pensate?
Articolo a cura di Sofia Napoletano
Fonte: Petrone S., Il linguaggio delle News, Rizzoli Etas Editore, 2011