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Intervista a Filippo Ferraro di RDS

Intervista a Filippo Ferraro di RDS

Lui è uno speaker radiofonico di quelli bravi, con tanta gavetta alle spalle e che si è fatto pure il talent show di RDS Academy con tanto di vittoria finale. Stiamo parlando di Filippo Ferraro, la voce notturna di RDS che tiene incollato allo stereo il popolo della notte. Noi di Radiospeaker.it lo abbiamo conosciuto un po’ più da
vicino e, a microfono spento, la simpatia resta. E anche di più.

La tua carriera radiofonica inizia con Radio Piterpan e dopo arrivano le tue prime importanti esperienze televisive, tra le altre quelle su Sky e su Coming Soon Television. Sei più tu agio davanti a un microfono o a una telecamera?

“Io dico sempre che sono un po’ dottor Jekyll e Mr Hyde, ovvero di persona sono abbastanza schivo, ma quando sono di fronte a una telecamera o a un microfono, quindi avendo di fronte delle persone a cui sto parlando o immaginando quelle che mi stanno ascoltando, mi sento sempre un leone. Poi non vuol dire che quello che esce sia un ruggito potente, però la sensazione è quella per entrambe le circostanze.”

Nel 2017 sei il vincitore della IV edizione di RDS Accademy. Ci racconti la tua esperienza come concorrente di un talent e quanto ti ha dato nel tuo percorso formativo?

“Esperienza molto bella e faticosa, erano anni che cercavo una strada perché volevo mettermi in gioco. Nel pomeriggio di Piterpan ero molto ascoltato e per questo ero molto contento, però volevo mettermi in gioco appunto. È capitata questa opportunità dell’Academy, un po’ per caso perché spinto da una mia amica. Gli anni precedenti, infatti, avevo tentato di partecipare ma non ero neanche stato chiamato per andare a fare i casting. Ero un po’ demoralizzato, invece poi ho vissuto quest’esperienza bella ma anche estenuante. Con me, infatti, c’erano sia persone alle prime armi che non avevano nulla da perdere e, poi, altre come me che
avevano già fatto radio. Io avevo paura di fare brutta figura ed essere subito eliminato, perché nel Nord-Est avevo già un certo seguito. Da fuori non ci si rende conto di quanto si debbano avere i nervi saldi perché si è sotto pressione tutti i giorni, in competizione, ma poi si è creata una grande amicizia con gli altri
concorrenti che dura anche adesso. La mia partecipazione a questo talent ha appresentato un passaggio importante, devo ringraziare la gavetta fatta prima che mi ha dato una certa preparazione per l’Academy.”

Su RDS conduci con Danny Virgillo dall’1 al 5. Com’è la conduzione in coppia e com’è condurre di notte?

“Non avevo mai fatto la conduzione in coppia prima, invece a RDS mi capita spesso anche di cambiare partner per delle sostituzioni. È un rapporto che si basa sull’intelligenza radiofonica di entrambi e sulla capacità di ascolto di ciascuno. In un talk in due ascolti quello che dice l’altro perché può diventare la tua grande forza e, se tu stai dicendo qualcosa e lui vuole aggiungere altro, tu devi avere sempre l’orecchio per lasciargli spazio d’intervento. Il mio rapporto con Danny è molto forte, considera che uno si trova a Roma e l’altro a Milano quindi non ci guardiamo neanche. Questa è stata una grande prova e al contempo una
grande soddisfazione.

Riguardo alla notte, ti racconto un piccolo fuorionda che conoscono in pochi. La sera della vittoria all’Academy, stavo festeggiando con degli amici e con Anna Pettinelli e io le dissi: “Sai che ho ascoltato Danny e mi piacerebbe condurre di notte con lui?”, mi incuriosiva molto e mi piaceva lo stile. In più ho pensato che all’ultimo arrivato avrebbero dato uno spazio di conduzione nel weekend, invece magari facendo la notte sarei andato in onda tutti i giorni. Mi ricordo che i miei amici dissero: “Questo è matto”.

Invece è stata ed è tuttora un’avventura molto bella, il nostro è uno dei programmi più amati pur essendo un prodotto relativamente giovane esistente da soli 3 anni. Chi ascolta di notte ha più bisogno della radio perché, più che una compagnia, è un compagno di viaggio, per questo cerchiamo sempre di rendere gli ascoltatori dei protagonisti. Ovviamente fare radio di notte fisicamente è più faticoso dato che faccio anche delle serate nei weekend, ma va bene così.”

Ti sei definito “dipendente dalla musica”. Cosa significa per te mandare in onda canzoni e sapere di esser seguito da migliaia di persone?

“Tante volte ho cercato di mettermi nei panni di chi ci ascolta, magari ci sono due persone che si stanno baciando o magari un uomo ha litigato con sua moglie. Si tratta di una magia talmente grande che, nonostante siano 12 anni che faccio questo mestiere, tuttora non so descrivere. Ancora oggi, quando qualcuno mi ferma e mi dice: “Sai che io ti ascolto, grazie!” io ancora non mi rendo conto. Perché quando sei su un palco hai davanti tutte le persone a cui ti stai rivolgendo, ma in radio è una magia nettamente superiore. Non me rendo conto e spero di non rendermene conto mai.”

Hai dichiarato di essere amante dello sport e di cinema. Ci dici qualcosa in più di su Filippo a microfoni spenti?

“Da un lato sono pigro, dall’altro amo non stare mai fermo… sono strano, vero?! Amo lo sport, mi piace correre e andare in bici. Sono un grande lettore, i miei libri sono un po’ il mio curriculum, mi fa sentire una persona migliore aver letto tanti libri. Sono anche molto appassionato di cinema e serie TV. Mi dispiace il tempo buttato.”

Chiudi gli occhi e immagina che si avvicini a te un ragazzo che sogna di diventar speaker radiofonico. Cosa gli suggeriresti all’orecchio?

“Gli direi di non tirarsi mai indietro. Quando mi chiedono: “Come si fa?”, io non ho una formula. Di certo ho lavorato tanto, ho sempre detto di sì a ogni proposta senza rinunciare mai a nessuna opportunità. Fallo sempre con passione e porta te stesso, gli direi. Ispirati a dei personaggi, ma cerca di essere te sempre. In più, cosa importantissima, bisogna informarsi su tutto, dalla legge di bilancio al pettegolezzo, aggiungendo del proprio. Gli direi di ascoltare soprattutto tanta radio, per capire tanto sentendo gli altri. Occorrerebbe anche riascoltarsi, anche se io per primo mi vergogno a sentirmi.”

Intervista a cura di Valentina Chisari

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