HomeMagazineMigliorare riascoltandosi: la tecnica che ogni speaker dovrebbe applicare

Migliorare riascoltandosi: la tecnica che ogni speaker dovrebbe applicare

Per intraprendere la carriera di speaker, la prima cosa che si consiglia sempre è fare pratica.

Dopo aver assimilato le basi, e aver fatto anche un bel po’ di esercizi in diretta (o finta diretta se si è agli esordi) un ottimo modo per migliorarsi di giorno in giorno è quello di riascoltarsi dopo la messa in onda.

L’autocritica è uno strumento utile per analizzare il proprio lavoro, che ci porta a rispondere a tre domande fondamentali: cosa ho sbagliato? Perché ho sbagliato? Come posso migliorare?

Innanzitutto dobbiamo essere consapevoli che la voce che sentiamo noi stessi quando parliamo è diversa da quella che percepiscono gli utenti, quindi ci è utile capire come arriviamo effettivamente alle orecchie dei nostri ascoltatori.

Non possiamo ovviamente modificare la nostra voce, anche perché risulteremmo ridicoli e finti, ma potremo agire sul tono. Un modo per essere più gradevoli è parlare col sorriso: anche se non ci vede nessuno, si percepisce che c’è quel pizzico di simpatia in più.  

L’ideale sarebbe riascoltarsi con calma, perché anche se mentre parliamo possiamo ascoltare la nostra voce in cuffia, saremo troppo presi dal trasmettere in diretta per accorgersi di come stiamo andando effettivamente. Prendetevi tempo, e segnatevi quello che potete migliorare.

Riascoltarsi può portarci a individuare errori che magari ci erano sfuggiti: accenti sbagliati, problemi di pronuncia e qualsiasi altro problema legato al modo di parlare. Anche se spesso la tecnologia ci viene incontro, possiamo anche notare il volume della nostra voce, che può essere fin troppo squillante o, al contrario, troppo bassa.

Ci accorgiamo anche se siamo ripetitivi, al di là di un motto o di un modo di salutare speciale, cioè se usiamo le stesse parole o la medesima espressione per lanciare una canzone o quando torniamo da uno spot pubblicitario.

Sempre riferito a quello che può succedere in diretta, bisogna stare attenti ai nomi, spesso stranieri, di artisti o canzoni. Siamo in radio e lanciamo pezzi in continuazione: non possiamo permetterci gaffe. 

Un po’ di problemi l’aveva destato qualche anno fa la canzone All about that bass di Meghan Trainor: istintivamente la parola “bass” l’avremmo pronunciata “bess”, e invece si dice “beis”. O ancora, in radio si è sentito annunciare anche i “Lost Frequencies”: non serve parlare al plurale, perché è un gruppo ma una singola persona.

Oltre agli errori appena citati, però, c’è anche un lavoro più tecnico da considerare, che riguarda come le nostre parole vengono mixate all’interno del programma.

Il più palese è se parliamo sulla canzone: sarebbe una buona regola controllare in maniera ben attenta l’inizio e la fine dell’intervento e vedere se effettivamente abbiamo coperto o meno la musica. 

Un altro problema legato al talk riguarda la velocità con cui parliamo: può capitare che nel corso dell’intervento iniziamo con calma perché siamo certi di stare nei tempi previsti, ma poi non è così e dobbiamo accelerare. Può succedere anche l’opposto, cioè partire in quarta per poi trovarsi a riempire il tempo rimasto senza sapere cosa dire, risultando anche noiosi.

Non si smette mai di imparare, e questo vale anche in radio, soprattutto per chi si approccia adesso alla professione di speaker.

L’autocritica è fondamentale per crescere, e saperla fare non è da tutti: a volte si ha la presunzione di non sbagliare, altre invece se ne fa fin troppa e ci si demoralizza, ma bisogna trovare un equilibrio.

Rispondere alle tre domande di inizio articolo è la soluzione a quasi tutti gli errori che possiamo fare in radio, anche i più banali: ecco un esempio pratico di come possiamo analizzare un problema e arrivare a una soluzione. Cosa ho sbagliato? Ho letto male il titolo di una canzone. Perché ho sbagliato? Perché non conosco l’artista. Come posso migliorare? Mi informo di più sui pezzi che mando in onda. 

Articolo a cura di Alessio Di Pietro

Alessio Di Pietro

Alessio Di Pietro

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